Considerazioni sulla riformulazione

Considerazioni sulla riformulazione

La comunicazione è uno scambio di informazioni. Ogni relazione può essere considerata come un circuito di scambio con la potenzialità di autoregolarsi. L’autoregolazione in una comunicazione è possibile solo quando si mantiene la circolarità delle informazioni, quando cioè queste non si reificano attraverso l’interpretazione delle intenzioni o dei significati che l’altro esprime.

Nella comunicazione è impossibile non interpretare, è però possibile provare a distinguere quello che è mio da quello che è tuo. Quello che noi percepiamo non è infatti la realtà oggettiva ma la nostra esperienza della realtà. Perciò, traduciamo sempre la comunicazione dell’altro in base ai nostri schemi di riferimento. Quello che possiamo fare è sottoporre a verifica la nostra comprensione della realtà, e quindi della nostra traduzione. “Io ho capito questo, è quello che volevi dirmi?”.

La comunicazione efficace ci aiuta così a incontrare in modo più autentico e responsabile le altre persone. Ci consente di instaurare una migliore qualità relazionale e di mantenere più chiari i confini. La comunicazione efficace tende verso il continuo accordo, ed è diversa dalla manipolazione intesa come “convincere l’altro che…”.

Essere assertivi nella comunicazione è diverso dall’essere manipolativi, poiché non ha secondi fini se non quello di ascoltare e di arrivare a una reciproca comprensione. Così come “ascoltare” è diverso dal “fare un discorso”.

La comunicazione efficace è una tendenza perché ha bisogno di due interlocutori efficaci per mantenersi tale. Uno dei due può accendere l’innesco, ma il processo richiede necessariamente che entrambi si attivino intenzionalmente per trovare un accordo sui significati.

È possibile allenarsi ad ascoltare e a comunicare in modo più efficace.

 

Quindi, a che cosa serve la riformulazione?

A chiarire per entrambi gli interlocutori la propria e l’altrui posizione. Per metacomunicare accoglienza e intenzionalità nel dare e nel ricevere informazioni. Per contrattare i significati condivisi. Per rispettare l’altra persona riuscendo a distinguere tra i fatti che avvengono e le nostre inevitabili interpretazioni.

Molto spesso dopo una riformulazione autentica l’emittente cambia quello che aveva inizialmente detto. Potrebbe cambiare anche la sua intenzione iniziale, della quale non necessariamente era consapevole.

Accordarsi sul significato è una strategia di prevenzione per evitare “guerre di trincea”, cioè modalità di comunicazione violente, poco efficaci, che si ripetono e si protraggono nel tempo sempre allo stesso modo. A volte la rigidità del traduttore sia del ricevente che dell’emittente è dovuta a una predittività della relazione.  La comunicazione efficace richiede infatti che non ci sia una distanza eccessiva tra il livello di “relazione” e il livello di “contenuto”. Nelle relazioni intime e invischiate è più complicato utilizzare la riformulazione.

Se ci accorgiamo che l’altro traduce in modo diverso dalle nostre intenzioni comunicative l’unica cosa che possiamo fare è cambiare la modalità di comunicare le nostre intenzioni. Usare la riformulazione. Tuttavia, l’attribuzione di significato compete sempre ed esclusivamente al ricevente. Ognuno non si convince che da se stesso.

Quando l’intenzionalità di una riformulazione è empatica e autentica, l’altro potrebbe sentirsi visto e riconosciuto profondamente. Spesso capita che le parole e la vicinanza dell’altro ci fanno sentire considerati a tal punto da farci venire gli occhi lucidi.

È bene sottolineare che la riformulazione è UNO degli strumenti per una comunicazione efficace e responsabile. Se usata singolarmente può sembrare macchinosa, non dare risultati o avere effetti iatrogeni. Così come per manutenere un impianto idraulico si ha bisogno della chiave inglese, del pappagallo, dei pezzi di ricambio ecc. Scongiuriamo quindi il rischio di voler forzare l’utilizzo della chiave inglese quando non è detto che sia lo strumento adatto… Quando uno ha in mano un martello, tutto quello che vede gli sembra un chiodo…

Perciò, utilizzare la riformulazione non è LA soluzione a qualunque problema di comunicazione. Ogni situazione è nuova, non è mai già scritta e dunque è imprevedibile. Non esiste uno strumento che sia predittivo del buon esito di una relazione.

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